Bifilare

 

 

Da parecchi secoli, dopo gli studi di Claudio Tolomeo, Cristoforo Clavio, Attanasio Kircher, Oronzio Fineo, sembrava che tutto, nella scienza gnomonica, fosse già stato detto e realizzato. Eppure, nel 1923, ecco accadere l’imprevedibile: il tedesco Hugo Michnik inventa un tipo del tutto nuovo di orologio solare, l’orologio bifilare.

 

 

Fu un’idea geniale, utilizzando soltanto due fili orizzontali, posti ad altezze diverse secondo la latitudine del luogo. L’intersezione delle ombre dei due fili, disposti uno nella direzione Est-Ovest, l’altro verso Nord-Sud, è il punto che permette la lettura dell’ora. L'orologio bifilare con una teoria piuttosto complessa, in genere dimostrata con numerosi passaggi matematici, è il risultato degli effetti di due proiezioni d’ombra legati alla posizione del sole sopra l’orizzonte.

 

Bifilare nella sua forma classica più nota delle linee orarie equidistanti.

 

 

In un istante qualunque, il filo della direzione Nord-Sud proietta un'ombra parallela ad una distanza x dalla linea meridiana, mentre l’altro filo proietta un'ombra parallela all'equinoziale ad una distanza y dal centro radiale delle linee orarie. L’altezza dei fili, scelta opportunamente, determina il punto d’incontro delle ombre, utilizzato come indicatore per stabilire l’ora solare.