Figura stilizzata

 

 Stilizzata in figura geometrica, questa scena si ripete da un tempo immemorabile. Se alziamo gli occhi verso il cielo, noi guardiamo lo stesso evento che gli uomini guardavano milioni d’anni or sono, ma vediamo due fenomeni diversi, perché diverso è lo stato emozionale con cui ci rapportiamo ad essi. Oggi conosciamo le leggi che governano il sistema solare, abbiamo matematizzato lo spazio, ma è venuta a mancare quella meraviglia cui c’invitava il filosofo di Stagira. Quale meraviglia, infatti, può sorgere là dove tutto è noto e anticipatamente calcolabile e quindi conosciuto? Ogni evento, inserito in un modello razionale, dà sicurezza, ma in questo modo si desacralizza lo spazio e il tempo in cui viviamo. Il pensiero mitologico conservava ancora quest’aspetto sacrale dell’evento, ma il mito, spiegando i fenomeni e mettendo ordine, era già una forma di illuminismo, il primo vagito del razionalismo.

 

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S’immagini quindi lo stato d’animo dei nostri antenati, quando, milioni d’anni fa, privi d’ogni conoscenza, guardavano i fenomeni celesti: più che meraviglia, essi provavano terrore davanti al totalmente-Altro, il Numinoso, origine del Sacro. Non solo il sorgere e il tramontare del Sole, la luce del giorno e il buio della notte, ma persino l’ombra di un bastone piantato per terra, l’accorciarsi e l’allungarsi della stessa, provocava in loro sgomento.

Poi accadde qualcosa. Una scintilla, una rivelazione, un’evoluzione genetica? Io non lo so. Ciò che so è che qualcuno cominciò ad interrogarsi, e interrogandosi cominciò ad associare il movimento dell’ombra col movimento dell’Astro. Era nata l’Astronomia, e forse la stessa percezione del Tempo.