STUDIO SULL’OMBRA Mostra di orologi solari - Panicale (PG) 22
Agosto 2006 chiesa di S. Agostino – L'OMBRA DELLE MERIDIANE 17/18/19 Agosto 2007 Museo del Vetro di Piegaro (PG) |
|||
|
|
|
|
L’Analemma e la fabbrica degli orologi solari. |
|||
Utilità per la costruzione di
orologi solari
|
L’astrolabio, nella concezione plastica che gli antichi astronomi greci avevano della natura, era uno strumento costituito da circoli, rappresentazione della sfera celeste. Non si incorre in errore, quindi, affermare che gli antichi astrolabi fossero le nostre sfere armillari. Ipparco fu uno dei primi astronomi a costruire un astrolabio. Grazie a questo strumento, nell'osservatorio di Alessandria d’Egitto, eseguì le sue misure, catalogando più di mille stelle, cosa che gli permise di formulare la teoria della precessione terrestre. Quello di Ipparco era un astrolabio di grande dimensione, circa cinque metri di diametro, dove un osservatore poteva stare al suo interno, osservando il cielo dal centro della sfera. In questo modo si misuravano le altezze degli astri e il loro arco diurno o notturno. Riguardo al Sole, invece, si osservava il suo passaggio nel piano dei circoli di declinazione per mezzo dell’ombra che la parte superiore del circolo proiettava sulla concavità della parte inferiore. Si stabiliva così, quando l’ombra stazionava sul circolo di declinazione mediano, il giorno dell'equinozio. Tolomeo si servì dello strumento di Ipparco, eliminandone gli inconvenienti pratici relativi alla sua grandezza, quantunque l’apparato fosse conforme alla teoria della sfera. Realizzò, in altre parole, ciò che noi oggi chiamiamo proiezione stereografica. In virtù di questa proiezione della sfera su di una superficie piana, il nuovo strumento, molto più maneggevole del primo, prende il nome di planisfero. Il nuovo strumento, oltre che indicare la posizione degli astri, funzionava come orologio, indicando il tempo in ore disuguali, fornendo altresì la declinazione, le altezze, il levare e tramontare delle stelle. Nel planisfero di Tolomeo sono rappresentati i circoli della sfera armillare, proiettati sul piano equatoriale, così come li vede un osservatore posto sul polo opposto. Una variante all’astrolabio è l’analemma, che rappresenta sul piano meridiano i circoli della sfera. In questo caso però la proiezione si esegue abbassando perpendicolarmente i circoli della sfera sul piano meridiano, oggi chiamata proiezione ortografica. L’Analemma dal greco: basamento, supporto, costruzione, muro di sostegno; più tardi il termine deve aver preso il significato di piedistallo degli orologi solari. Troviamo questo termine nel trattato De Architectura di Marco Vitruvio Pollione, architetto d’epoca romana, secondo il quale il termine “Analemma” è una costruzione geometrica della sfera proiettata sul piano del meridiano. Ogni punto della sfera proiettato verticalmente sul piano meridiano, cosicché i circoli di declinazione, tutti paralleli all'equatore, si rappresentano sull'Analemma come rette, o corde parallele. Per gli antichi era importante fissare un calendario, che stabiliva con sicurezza, nelle comunità agricole, gli istanti della semina e della raccolta. L’Analemma, intesa come la figura tracciata su un supporto rigido, era possibilmente un metodo geometrico, per calcolare velocemente, con riga, compasso, nota l’altezza del sole al transito, la posizione del Sole nello zodiaco.
Dell' architettura di M. Vitruvio Pollione tradotto da Baldassarre Orsini pubblicato 1802 C. Baduel “Compito che sia di formare, e dimostrare l’analemma, di
questo si farà uso per segnare le linee che distinguono le ore
dell’inverno, della state e anche di ciaschedun mese, secondo il luogo
propostoci; e ci sieno messe pur davanti quante varietà e spezie
d’orologj si sieno, eglino si formeranno tutti con quest’arte;
poiche in tutte le figure di essi, ed in tutte le maniere di formarli unico
si è il loro effetto; acciocche sieno sempre divisi in dodici parti
eguali tanto i giorni degli equinozi, che quelli di bruma, e medesimamente
quelli de i solstizj” Dal
commentario della traduzione del 1567 di Daniele Barbaro “I dieci libri dell’architettura di Vitruvio Pollione.”
Il significato di Analemma, secondo la definizione di Daniele Barbaro: “Analemma è ragione cercata dal corso del Sole, &
dall’ombra crescente, trovata dalla osservatione del solstitio del
verno, dalla quale per ragioni d’Architettura, & per derscrittioni
del compasso è stato ritrovato lo effetto nel mondo… Perche il Gnomone dimostratore delle ombre drizzato a squadra,
cioè ad angoli giusti sopra alcun piano dava indizio per via di ombre
delle hore, perche d’intorno al Gnomone erano disegnate diverse ombre
in diversi tempi dell’anno, & in deverse hore del giorno. Questa
designazione era chiamata dagli antichi, Analemma, quasi ripigliamento,
perche prima che si venga a fare alcuno orologio, bisogna pigliare in
disegno gli effetti, che fa il sole, & il gnomone con l’ombra, ne
i piani opposti, i quali piani sono i luoghi dove si hanno a fare gli
orologi. Questa cognizione adunque del corso del sole, & de gli effetti nel mondo fatti per li
suoi raggi, per mezo delle ombre gettate dal Gnomone ne i piani de gli
orologi, si chiama Gnomonica: & la descrittione , o disegno di quelle
linee fatte dalla estremità de gli stili, si chiama Analemma, &
lo stile drizzato a squadra sopra i piani, si chiama Gnomone, overo
schiotir, che vuol dire indagator dell’ombra.” Dunque, l’Analemma è il metodo per tracciare su supporto rigido, gli effetti dei raggi del Sole, che passando per la punta dello stilo giungono sul piano dell’orologio. Claudio Tolomeo, vissuto ad Alessandria, scrive un trattato sull’Analemma fra il 100 e il 178 d.C. È l’unico trattato sull'Analemma che ci rimane, dopo la distruzione della biblioteca di Alessandria, in cui il grande astronomo fissa i concetti gnomonici degli antichi, ancora a quel tempo instabili e incompleti, dando ordine e simmetria, raggiungendo una perfetta armonia nella forma e nel contenuto. Egli fissa con esattezza gli angoli di proiezione sul piano meridiano, stabilendo un sistema di assi nello spazio tridimensionale che rappresentano i diametri dei circoli massimi della sfera. Con un rigoroso metodo dimostrativo, Tolomeo fissa, così, concetti che fino ad allora non avevano avuto una sistemazione matematica per il calcolo delle posizioni astronomiche, stabilendo, parimenti, il metodo stesso dell’Analemma. |